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L’anatocismo bancario lo si ritrova nei conti correnti affidati con almeno 10 anni di utilizzo del fido; rappresenta uno squilibrio tra banca e correntista che si sviluppa sulla capitalizzazione composta degli interessi passivi maturati su un debito.
Il significato di anatocismo bancario riguarda quindi un illecito calcolo degli interessi sugli interessi, derivato dalla capitalizzazione degli interessi stessi al fine del calcolo successivo, che non prende in esame solo il capitale originario, ma quel capitale aumentato dagli interessi maturati. Una strumentale chiusura trimestrale o annuale del conto e una sua successiva immediata riapertura, ha permesso alle banche di lucrare sugli interessi per moltissimo tempo.
Altre clausole contestabili nel conto corrente:
Interessi ultralegali: ovvero l’addebito di interessi calcolati a tasso superiore rispetto a quello legale (ex art. 1284 cod. civ.). L’applicazione di interessi bancari superiori a quanto legalmente definito è prevista solo se determinata per iscritto.
Commissioni di massimo scoperto: sono oneri che spesso vengono applicati senza una trasparente e indispensabile pattuizione scritta che ne definisca la liceità. Sono somme addebitate trimestralmente e calcolate sul massimo utilizzo periodico del credito, aggiungendosi agli interessi corrispettivi.
Spese per chiusura periodica del conto: un onere addebitato trimestralmente o annualmente per la fittizia chiusura del conto funzionale all’illegittima capitalizzazione degli interessi.
Una particolare tipologia di derivati bancari sono gli SWAP, o contratti di scambio di flussi finanziari, generalmente atti a fornire una protezione contro i rischi del mercato e ampiamente usati nei rapporti tra banca e clienti.
Questi ultimi, tra i più usati in ambito finanziario, riguardano le sottoscrizioni atte alla protezione di un debito (mutuo, finanziamento o Leasing) , nel differenziale tra tasso di interesse fisso e variabile, applicabili entrambi ad un capitale nozionale di riferimento, sul quale svolgono i loro effetti e sul quale vengono conteggiati i differenziali che una parte e l’altra devono corrispondere.
Questo tipo di derivato bancario che molto spesso il cliente non sa nemmeno di avere contratto, nel tempo produce, ingenti perdite per i sottoscrittori, dovute principalmente ad anomalie e vizi nella gestione e contrattazione da parte delle banche.
Operiamo l’acquisizione pro soluto e a titolo definitivo di crediti inesigibili o di ritenuta difficile esigibilità, magari accumulati negli anni, dichiaratamente senza alcuna finalità finanziaria di anticipo su crediti o finanziamento alcuno, sotto qualsiasi forma, ma con il solo scopo di consentire la legittima detrazione e perdita, dal bilancio di esercizio, della cessione, del corrispondente valore.
Due delle soluzioni più comuni in Italia per gestire il debito sono il ricorso alla procedura di sovraindebitamento e la procedura di saldo e stralcio.
Si tratta di due soluzioni che sono in grado di fornire un sostegno importante alle persone che si trovano in una situazione di difficoltà economica, tuttavia hanno caratteristiche differenti e modalità di funzionamento ben diverse, sia per quanto riguarda i requisiti, sia per quanto riguarda i risultati e le tempistiche.
Va detto innanzitutto che il sovraindebitamento nasce da una legge dello Stato e consiste in una normativa che consente di ottenere una riduzione del debito del soggetto coinvolto.
Il saldo e stralcio invece è un semplice accordo volontario fra le parti coinvolte, che si basa su un consenso non obbligatorio e non è disciplinata da un vincolo di legge.
E ’necessario valutare caso per caso, al fine di individuare quale delle due opzioni possa essere applicata.